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FLYING ON

DAL FLY PAST AL FLY FUTURE, DA SISA A CHISSÀ

Roma, 23 maggio 2022. Ha inizio in questo momento Fly Future 2022 a Roma, primo evento italiano di tali dimensioni a rappresentare non tanto le compagnie aeree e le scuole di formazione, quanto, finalmente, i giovani, non a sufficienza tutelati o compresi nel percorso che li porterà (forse) a pilotare un aereo con centinaia di passeggeri in rotte oltreoceaniche. Non si nasconde – ai giovani iscritti – come il cambiamento del database dell’EASA su cui si basa la teoria ATPL (il corso necessario a divenire pilota) ed i 14 complessi quiz (non “esami”) sia oggetto di discriminazione per le novità apportate e le difficoltà di coloro che, già iscritti come gli altri in una scuola di volo, si sono trovati non solo a dover modificare l’oggetto d’esame (migliaia di domande modificate) senza avere una piattaforma aggiornata su cui prepararsi (il “bank” non è pubblicato da EASA), ma anche a vedersi limitato il proprio corso che, prima (e sempre) era costituito da 18 mesi “entro cui” svolgere gli esami, ora è stato tagliato al mese di settembre con un “chi c’è c’è” rispetto al vecchio database. (Approfondiremo in altra sede).

Questo Fly Future è una piattaforma per fare domande e capire, ma soprattutto è la speranza di un futuro dialogico per migliaia di giovani e non giovani che intraprendono una carriera su cui “non ci sono risposte”. Solo domande. E si tratta non di un mestiere, bensì di una professione.

È così nostro augurio e auspicio che il Fly Future ideato da Luciano Castro apra gli occhi a tutti, e si costituisca come area comune tra due insiemi A e B, laddove A sia il mercato, B gli studenti, e l’incontro fra essi possa, finalmente, essere possibile.

Apre la conferenza Castro e infatti, saluta i giovani, cui è dedicato Fly Future. Descrive il motivo dell’evento, per tutti gli appassionati del mondo del volo e per coloro che nel mondo dell’aeronautica e dell’aerospazio, vogliono trovare un’opportunità di futuro e carriera.

“Difficilmente si sa quale strada intraprendere–dichiara Castro–e anche chi frequenta un corso aeronautico, ha difficoltà a capire quali passi compiere: il primo obiettivo è consentire di incontrare personalmente i protagonisti, sentirli parlare, avere da loro suggerimenti preziosi per la carriera. L’evento è articolato in due grandi anime: il momento convegnistico con 23 incontri, con professionisti che vanno dal tecnico aeronautico all’assistente di volo, al pilota civile, al pilota miltirare, fino allo spazio, e due grandi convegni (inaugurale sul volo e conclusivo sullo spazio con Franco Malerba); e il momento espositivo, quello che riguarda le scuole, gli enti, le associazioni, di cui tre specializzate in simulatori di volo. Infatti la formazione oggi è fondata sui simulatori, tanto aeronautici quanto spaziali, con cui ci si misura”.

Così prosegue: “Oggi si celebra un secolo dalla nascita della prima compagnia aerea italiana, la SISA, la Società italiana Servizi aerei di Trieste dei due fratelli Cosulich, che iniziò con gli idrovolanti: nacque nel 1922, e nel 1927 inaugurò i voli. Siamo ospiti dell’Università Europea di Roma, moderna, tecnologica ed ospitale, con la professoressa Loredana Giani, coordinatrice del corso di Turismo e valorizzazione del territorio, che ha accolto l’idea di realizzare Fly Future cogliendo questo punto: il pilota porta i turisti e si aggancia al partner dell’accoglienza”.

Loredana Giani, coordinatore del Corso di Laurea in Turismo e valorizzazione del Territorio all’UER, specifica:“Siamo orgogliosi di ospitare l’evento di Fly Future, che abbiamo accolto con grande piacere sopratutto dopo il successo del Roma Drone Conference. Abbiamo storia di una proficua collaborazione con l’ideatore Luciano Castro e il nostro laboratorio GREAL, nel quale il prof Gianluca Casagrande ha compiuto sperimentazioni con lo studio del territorio utilizzando lo strumento dei droni”.

Il Geographic Research and Application Laboratory (GREAL) è stato costituito presso l’Università Europea di Roma il 19 gennaio 2009 ed opera alle dipendenze del Dipartimento di Scienze Umane. Le sue aree di attività sono la ricerca e la formazione avanzata nel campo delle Scienze e delle Tecnologie Geografiche.

“Abbiamo inziato con droni giocattoli–prosegue Giani–e con la connessione con il corso di Laurea di Turismo e Valorizzazione del territorio, che non solo mira a costruire il prodotto turistico ma offre agli studenti competenze essenziali per individuare gli elementi di valorizzazione del territorio e costruire sistemi turistici locali, dando rilievo non solo alle grandi aeree e alle città d’arte: la grande scommessa e le grandi potenzialità nella collaborazione con lo sviluppo di aeronautica civile e da diporto è nella valorizzazione dei landmark minori. Lo sviluppo di collegamenti nelle aree minori significa la valorizzazione dei territori, uno sviluppo non solo per il bene delle compagnie ma di valore aggiunto per l’intero Paese. Ci auguriamo che questa sia solo la seconda di una serie di proficue iniziative insieme”.

Non solo: c’è anche il turismo spaziale. Roberto Filieri , direttore operativo dell’UER, sottolinea: “Il turismo spaziale è già una realtà, e per noi dare un contributo nella fase postpandemica di lancio del turismo è un grande onore”.

Chi per primo ha creduto in Fly Future è il main sponsor, la scuola di volo romana Urbe Aero, con Lorenzo Mezzadri, che sottolinea l’italianità dell’evento  “Abbiamo subito accettato la collaborazione perché per noi è un piacere fare un saluto di questo tipo in italiano. Come Urbe Aero siamo presenti all’estero per conoscere e farci conoscere dalle compagnie aeree. Il fatto che finalmente in Italia ci sia una manifestazione di questo tipo è lodevole, è a disposizione delle famiglie e dei ragazzi per conoscere un lavoro fantastico. Sono divenuto pilota solo dopo i 30 anni perché prima non ero a conoscenza del fatto che si potesse fare questo percorso se non attraverso l’Aeronautica Militare”.

La SISA oggi compierebbe 100 anni, e ciò riporta proprio all’italianità del volo: nella formazione dei piloti di idrovolante fu la prima azienda di trasporto aereo passeggeri ad essere fondata su territorio italiano e la prima ad effettuare voli regolari di linea. È grazie a Callisto, Fausto e Alberto Cosulich della Fratelli Cosulich, impresa armatoriale di Monfalcone già fondatrice e proprietaria del Cantiere Navale Triestino (poi Fincantieri), che ciò fu possibile. Essi, nel 1921, acquistarono un vecchio biplano FBA Type H, dismesso dalla Regia Marina, allo scopo di trasportare la clientela di riguardo da Trieste ai loro alberghi di Portorose, in Istria (oggi Slovenia), sostituendo l’aereo al lungo viaggio automobilistico. Quindi a ciò affiancarono la navigazione aerea, con la S.I.S.A., che fondarono nel 1922 a Lussinpiccolo (oggi Croazia), con lo scopo di gestire una scuola di volo per piloti di idrovolanti civili e militari, oltre che per effettuare voli turistici tra Venezia e Portorose.

L’aeronautica aveva già messo alla prova l’efficacia del volo in varie occasioni. Tra il febbraio e il maggio 1920 vi fu il primo raid Roma-Tokyo, con cui l’italiano Arturo Ferrarin batté il record di 18mila chilometri di volo a bordo di un biplano. Francesco De Pinedo nel 1925 compì con apparecchio idrovolante Savoia 16-ter, da lui battezzato “Gennariello”, un volo di 55mila chilometri, costeggiando tre continenti in 360 ore di volo, una grande trasvolata dall’Italia all’Australia con ritorno attraverso il Giappone. Così lo sguardo si posò sugli idrovolanti: la SISA dei fratelli Cosulich. Il 1° aprile 1926, con la linea Trieste-Torino, si inaugurò il volo commerciale italiano, ma la bora a Trieste impedì l’imbarco che dovette spostarsi a Portorose: un idrovolante con 4 passeggeri, due piloti all’aperto, bagagli e posta in coda. La cerimonia vedeva due idrovolanti, partiti da Trieste, raggiungere Torino, mentre contemporaneamente da Torino, altri due idrovolanti partivano alla volta di Trieste. I velivoli, per il decollo, dovevano essere posti controvento trainati da un motoscafo.

Alle 12:05 si colloca la partenza, per un volo di 4 ore e 30 minuti, dall’alto si sorvolaronole Saline dell’Istria – a quel tempo tra le pù importanti del regno d’Italia -, poi la costa triestina e gli hangar della SISA a Monfalcone. Dopo alcuni giri panoramici, il pilota virò verso Venezia (al 35esimo minuto) dove era prevista una breve sosta, quindi 2 ore di volo fino a Pavia, dove il Capo del Governo (Benito Mussolini) era venuto ad assistere all’evento; da Pontelagoscuro l’idrovolante cominciò a seguire il corso del fiume anche per un eventuale ammaraggio di emergenza. A Pavia i passeggeri proseguirono in torpedone. Un’altra virata e l’idrovolante fu sopra la città torinese, piazza Vittorio, la Mole Antonelliana, il Po e infine Ponte Umberto, all’altezza del Castello del Valentino, per poi muovere controcorrente e ormeggiare a Porto Isabella dove già era in costruzione un molo per palafitte.

Il servizio di collegamento inizialmente funzionò a giorni alterni, quindi quotidianamente; fu interrotto per essere ripreso ad aprile dell’anno dopo, ad aprile, avendo già trasportato 1.205 passeggeri, paganti 325 lire, pari ad uno stipendio medio alto; 1.000 chilogrammi di posta; 10.500 chilogrammi di merce.

Gli idrovolanti SISA furono sostituiti con idrovolanti più capaci fino al 1932, quando per una crisi finanziaria la SISA venne assorbita da un’altra compagnia. Nel frattempo il trasporto aereo era diventato una soida realtà.

Questo è stato il Fly Past, ora c’è il Fly Future.

Romina Ciuffa

 

 

 

 

 

 

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